REGGIO EMILIA

COMUNICATI STAMPA REGGIO EMILIA

“Fuori controllo la diffusione delle nutrie: siamo in emergenza”

“La diffusione delle nutrie nella Bassa è fuori controllo ed è diventata una vera emergenza: sono pericolose per la sicurezza pubblica e causano pesanti danni agli agricoltori. Visto che se ne parla da anni ma il problema non è ancora stato risolto, dobbiamo arrivare al punto di liberare nei canali i coccodrilli per sfruttare le loro doti da antagonisti naturali?”. Antenore Cervi, presidente Cia-Agricoltori Italiani di Reggio, lancia la provocazione – perché di provocazione si tratta – per accendere i riflettori sul fenomeno di proliferazione di quello che può essere definito “un vero e proprio flagello per l’agricoltura e l’intero ecosistema del territorio”.

“La loro presenza infestante è una costante minaccia per l’uomo e l’economia – denuncia Cervi -: le nutrie devastano colture, scavano gallerie negli argini mettendo a rischio la tenuta idrogeologica del territorio, causano incidenti stradali. Il fenomeno è dilagante e le cronache dei giornali lo mettono bene in evidenza. Le recenti ordinanze delle amministrazioni comunali reggiane lo testimoniano dichiarando ufficialmente ‘L’emergenza nutrie’. È finito il tempo delle parole: occorre intervenire con azioni concrete e risolutive”.

Entra nel dettaglio: “In questo momento le nutrie si possono catturare con le gabbie – ma gli animalisti ne hanno già danneggiate numerose sull’intero territorio regionale – o con l’abbattimento tramite sparo. Le recenti ordinanze dei sindaci reggiani vanno in questa direzione consentendo l’abbattimento diretto con arma da fuoco tutti i giorni da un’ora prima dell’alba ad un’ora dopo il tramonto, naturalmente con le armi e le munizioni consentite per l’attività venatoria. Ma la nostra esperienza ci insegna che tutto questo, fatto in questo modo, potrebbe non essere sufficiente per eradicare questa specie invasiva. Lo Stato deve farsi carico della grave situazione. Non si può pensare di continuare ad andare avanti come se fosse tutto normale. I danni per i cittadini sono ingenti, e quelli causati agli agricoltori addirittura non sono più indennizzati. È inammissibile”.

Pietro Codeluppi, membro della giunta Cia e presidente Atc 2: “Il piano triennale di controllo delle nutrie lascia perplessità. A oggi i cacciatori abilitati contengono ‘solo’ il numero di esemplari ma fa riflettere che tutti gli anni gli abbattimenti non calano, ammontano a circa oltre 7mila. Serve allora riordinare il coordinamento dei coadiutori, che lamentano problemi per l’attività che svolgono e il carico di costi che devono sopportare. A oggi l’Atc sostiene una spesa molto alta: una nutria costa di smaltimento 8 euro e 60 centesimi, compresi i 3 euro di contributo dati al cacciatore. Chiediamo con forza di poter integrare il contributo tramite però un sostegno di Comuni, enti e associazioni. Dobbiamo tutti fare il massimo per fermare questo flagello, per il bene dell’agricoltura e dei cittadini”.

“Attenzione alle infiltrazioni mafiose in agricoltura”

“Attenzione massima ai tentativi di infiltrazioni mafiose nell’agricoltura reggiana”. È il forte monito lanciato da Antenore Cervi, presidente Cia-Agricoltori Italiani di
Reggio e vicepresidente vicario regionale, in concomitanza con il festival ‘Noi contro le mafie’. La confederazione ha recentemente firmato il ‘Protocollo d’Intesa per la
gestione dei beni sequestrati e confiscati” su proposta del presidente del Tribunale di Reggio Emilia e componente del collegio giudicante del processo Aemilia, Cristina
Beretti. E collabora attivamente fin dal 2001 con “Libera”, a cui dà un concreto sostegno tecnico e formativo.
Cervi entra nel dettaglio della denuncia. “Le mafie guardano con molta attenzione ai beni che non si svalutano, come possono esserlo i terreni per il settore vitivinicolo, o
la produzione del Parmigiano Reggiano – spiega -. Ma anche il settore zootecnico è da tempo nel mirino: le aziende agricole possono infatti rappresentare uno dei
maggiori investimenti per le organizzazioni criminali. A testimoniarlo sono le diverse inchieste che hanno portato alla luce, nel nostro Paese, i tentacoli delle mafie sulle
campagne italiane. È molto pericoloso negarlo: l’agricoltura è molto appetibile, e non solo per le organizzazioni criminali italiane”.
Per contrastare i tentativi di infiltrazioni, Cia ha messo in campo sistemi di controllo “molto rigidi e severi sulle operazioni vagliate in sede. Monitora la situazione
patrimoniale e valuta il ‘curriculum’ dei privati e delle aziende che vogliono investire ingenti somme sul nostro territorio. Sappiamo infatti molto bene che i capitali
derivanti dalle attività criminali vengono spesso immessi nell’economia pulita, grazie alla quale riciclano poi il denaro. Il primo campanello d’allarme? Grande disponibilità
economica e contemporanea assenza di esperienza nel settore”.
Aggiunge: “Come Cia, ci impegniamo a difendere i nostri agricoltori da questa piaga. È necessario che i nostri agricoltori siano consapevoli dei rischi che vi sono, e
siamo decisi ad essere sempre più parte attiva nella lotta alla mafia e ad ogni sua declinazione”. Cervi mette quindi in guardia: “Nessuno si deve offendere quando
affermiamo che il nostro territorio e l’imprenditoria sono permeabili. Non siamo immuni”.
Correlato al tema delle infiltrazioni mafiose vi è poi quello del caporalato. “Vi è il sentore che sul nostro territorio – denuncia – il fenomeno sia presente in zootecnia e
riguardi, in particolare, la mungitura. Si teme che vi sia una ‘gestione coordinata’ dei lavoratori indiani, che farebbe a capo a un’unica regia di connazionali. Per
contrastare con sempre più forza il fenomeno, occorre dare vita a un sistema più semplificato e introdurre incentivi alle aziende agricole per far decollare la ‘Rete del
Lavoro Agricolo di Qualità’. Cia sostiene infine la necessità di apportare alcune modifiche alla ‘Legge contro il caporalato’, in modo da renderla più efficace contro i
criminali e più equa per chi rispetta i lavoratori”.

“Infiltrazioni mafiose, attenzione massima per l’agricoltura”

“Attenzione massima ai tentativi di infiltrazioni mafiose nell’agricoltura reggiana”. È il forte monito lanciato da Antenore Cervi, presidente Cia-Agricoltori Italiani di
Reggio e vicepresidente vicario regionale, in concomitanza con il festival ‘Noi contro le mafie’. La confederazione ha recentemente firmato il ‘Protocollo d’Intesa per la
gestione dei beni sequestrati e confiscati” su proposta del presidente del Tribunale di Reggio Emilia e componente del collegio giudicante del processo Aemilia, Cristina
Beretti. E collabora attivamente fin dal 2001 con “Libera”, a cui dà un concreto sostegno tecnico e formativo.
Cervi entra nel dettaglio della denuncia. “Le mafie guardano con molta attenzione ai beni che non si svalutano, come possono esserlo i terreni per il settore vitivinicolo, o
la produzione del Parmigiano Reggiano – spiega -. Ma anche il settore zootecnico è da tempo nel mirino: le aziende agricole possono infatti rappresentare uno dei
maggiori investimenti per le organizzazioni criminali. A testimoniarlo sono le diverse inchieste che hanno portato alla luce, nel nostro Paese, i tentacoli delle mafie sulle
campagne italiane. È molto pericoloso negarlo: l’agricoltura è molto appetibile, e non solo per le organizzazioni criminali italiane”.
Per contrastare i tentativi di infiltrazioni, Cia ha messo in campo sistemi di controllo “molto rigidi e severi sulle operazioni vagliate in sede. Monitora la situazione
patrimoniale e valuta il ‘curriculum’ dei privati e delle aziende che vogliono investire ingenti somme sul nostro territorio. Sappiamo infatti molto bene che i capitali
derivanti dalle attività criminali vengono spesso immessi nell’economia pulita, grazie alla quale riciclano poi il denaro. Il primo campanello d’allarme? Grande disponibilità
economica e contemporanea assenza di esperienza nel settore”.
Aggiunge: “Come Cia, ci impegniamo a difendere i nostri agricoltori da questa piaga. È necessario che i nostri agricoltori siano consapevoli dei rischi che vi sono, e
siamo decisi ad essere sempre più parte attiva nella lotta alla mafia e ad ogni sua declinazione”. Cervi mette quindi in guardia: “Nessuno si deve offendere quando
affermiamo che il nostro territorio e l’imprenditoria sono permeabili. Non siamo immuni”.
Correlato al tema delle infiltrazioni mafiose vi è poi quello del caporalato. “Vi è il sentore che sul nostro territorio – denuncia – il fenomeno sia presente in zootecnia e
riguardi, in particolare, la mungitura. Si teme che vi sia una ‘gestione coordinata’ dei lavoratori indiani, che farebbe a capo a un’unica regia di connazionali. Per
contrastare con sempre più forza il fenomeno, occorre dare vita a un sistema più semplificato e introdurre incentivi alle aziende agricole per far decollare la ‘Rete del
Lavoro Agricolo di Qualità’. Cia sostiene infine la necessità di apportare alcune modifiche alla ‘Legge contro il caporalato’, in modo da renderla più efficace contro i
criminali e più equa per chi rispetta i lavoratori”.

Agricoltura, sostegno alle aziende di montagna: la Regione apre due bandi

Pagamenti compensativi: disponibili 15 milioni di euro del Psr, anche per quelle in aree collinari a tutela naturalistica

Un sostegno alle aziende agricole e zootecniche che operano in aree svantaggiate di montagna o altre zone collinari sottoposte a vincoli naturalistici con ricadute negative sull’attività produttiva. Con questo obbiettivo, la Giunta regionale ha approvato due bandi (misura 13 del Programma di sviluppo rurale) che mettono a disposizione risorse per 15 milioni di euro.
I pagamenti, erogati annualmente per ettaro di superficie agricola, sono destinati a compensare, in tutto o in parte, i costi aggiuntivi e il mancato guadagno dovuti ai vincoli cui è soggetta la produzione agricola in zone montane e altre zone di collina soggette a vincoli naturalistici significativi. In particolare, si tratta di un intervento utile a compensare i costi sostenuti dalle aziende che operano in contesti ambientali difficili e contrastare l’abbandono delle zone di montagna, dove l’agricoltura svolge un fondamentale servizio di prevenzione del dissesto idrogeologico.

I beneficiari sono agricoltori in attività che conducono superfici agricole nelle zone indicate e che devono impegnarsi a proseguire l’attività agricola per tutto il 2019. Il termine per la presentazione delle domande sulla piattaforma online di Agrea è il 15 maggio 2019.
Le indennità ammontano a 125 euro per ettaro di superficie agricola condotta nelle zone montane e a 70 euro per ettaro di superficie agricola nelle altre aree. Per questi tipi di operazione non si attivano processi selettivi e si procederà al finanziamento di tutte le domande ritenute ammissibili anche nel caso in cui l’ammontare delle richieste di pagamenti, complessiva per entrambe le tipologie di operazione, dovesse eccedere la stima annuale sopra individuata.
I servizi territoriali Agricoltura, Caccia e Pesca (Stacp) competenti per i diversi territori dovranno completare il procedimento istruttorio, con l’approvazione dell’elenco delle domande ammesse e la concessione delle indennità entro il 11 novembre 2019.

Anche CIA firma protocollo per gestire beni e imprese confiscati alla mafia

Un tavolo tecnico istituzionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati presso il Tribunale di Reggio Emilia. L’obiettivo è quello di fare dei sequestri alla criminalità di beni e imprese nuove occasioni a beneficio della comunità, senza perdere di vista il valore della continuità del lavoro che deve essere garantito anche nei casi in cui l’azienda venga coinvolta in provvedimenti giudiziari.

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Pensioni: Anp-Cia, minime al palo. Pronti a mobilitazione

Complicati e sbagliati i criteri di accesso stabiliti dal decreto. Rischio discriminazioni.

Roma, 22 mar – Per Anp, l’Associazione nazionale dei pensionati promossa da Cia-Agricoltori Italiani, il decreto pensioni e reddito di cittadinanza, appena varato, disattende ampiamente le aspettative e apre pesantemente al rischio discriminazioni. Perchè -spiega Anp-Cia- i criteri di accesso sono complicati e sbagliati. La questione delle minime è, dunque, ancora al palo.

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Femminismo contadino: si ridefinisce “multitasking” il ruolo della figura femminile, dal dopoguerra ad oggi, nel convegno per l’8 marzo a Gattatico di Reggio Emilia presso l’Istituto Cervi

Un quarto del totale delle imprese emiliano romagnole è condotta da donne , il 70% degli agriturismi è a guida femminile mentre anche la totalità delle fattorie didattiche è gestita ‘in rosa’
L’incontro è stato promosso da Donne in Campo Emilia Romagna, l’associazione delle imprenditrici di Cia – Agricoltori Italiani

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8 marzo al Museo Cervi

A Gattatico l’iniziativa regionale promossa da CIA – Agricoltori Italiani – Donne in Campo – Agia – Anp, dedicata alle donne dell’agricoltura.

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