Pomodoro da industria: produttori “senza prezzo”
Nel ferrarese sono stati circa 7.500 gli ettari investiti a pomodoro da industria nel 2023, circa 250 in più rispetto al 2022 e si stima che nel 2024 ci sarà un ulteriore incremento. Un comparto che tiene, ma che è messo sotto scacco dal mancato accordo sul prezzo concordato tra parte agricola e industria di trasformazione e sulle condizioni qualitative di conferimento, essenziali per fare le scelte agronomiche e avere un prodotto di qualità. Una situazione non nuova ma che ora ha un peso maggiore, viste le incertezze determinate dai cambiamenti climatici e dal mercato che incidono, in generale, su tutta la produzione aziendale. Anche Cia-Agricoltori Italiani Ferrara sta sollecitando a tutti i livelli perché si esca dallo stallo, come spiega il presidente Stefano Calderoni.
“Le distanze tra la parte agricola e quella industriale per arrivare a un accordo appaiono davvero incolmabili a questo punto. Gli agricoltori sono preoccupati, hanno fatto gli investimenti spinti anche dall’ottimo prezzo dello scorso anno – 150 euro/tonnellata con un incremento di più del 27% rispetto al 2022 – e ora stanno facendo i trapianti senza sapere se copriranno i costi di produzione. Al momento non sappiamo se e quando la situazione si sbloccherà e il timore è, purtroppo, che non si arrivi a un accordo quadro e ogni azienda di trasformazione proceda in autonomia e faccia accordi singoli con i produttori. Questo sarebbe un passo indietro enorme per il comparto, perché avere un prezzo concordato e sottoscritto dalle parti ha consentito negli anni di avere qualche certezza in più e questo è essenziale per le aziende agricole che si trovano comunque ad affrontare i mutamenti climatici e le costanti fluttuazioni di mercato per quasi tutte le produzioni. Poi, certo, sappiamo che in alcuni areali molto vocati come il piacentino, le superfici produttive sono aumentate perché, visto il prezzo della precedente campagna, anche chi non ha mai prodotto pomodoro ha scelto di investire. Questa tendenza ha generato il timore di una produzione oltre la media che si pensa non verrà totalmente assorbita dall’industria e dal mercato. Ma è altrettanto vero che siamo ancora nelle prime fasi della campagna, non sappiamo quale sarà l’andamento climatico e sembra davvero assurdo non determinare un prezzo per una possibile sovraproduzione. Si deve tentare fino all’ultimo di raggiungere un accordo e per farlo serve una volontà concreta da parte dell’industria che ha visto ridursi i costi energetici di oltre il 50% rispetto all’anno scorso, a differenza degli agricoltori che producono con costi di produzione rimasti invariati rispetto al 2023. Occorre evitare che vengano stipulati accordi singoli perché le aziende agricole si troverebbero con meno sicurezze, una capacità di programmazione ancora più limitata e la possibilità di coprire i costi di produzioni ancora più incerta. Il pomodoro da industria rimane una risorsa produttiva del territorio e un’opportunità per gli agricoltori che iniziano davvero a essere “a corto” di colture da reddito, dopo la debacle dei cereali e della frutticoltura. Non si può togliere loro un’altra possibilità di investimento.”