Cinghiali, la collaborazione tra agricoltori e cacciatori è fondamentale
MODENA – I cinghiali rappresentano il principale veicolo di diffusione della Peste suina africana (Psa): ridurne il numero significa rallentare la diffusione della malattia in quelle zone dove maggiore è la presenza di filiere agroindustriali legate agli allevamenti di maiali che garantiscono reddito, occupazione ed indotto all’Italia.
A questo si aggiungono i pericoli per la sicurezza delle persone a causa della presenza sempre più invadente nelle città e sulle strade dove causano gravi incidenti stradali, per questo è necessario il concorso di tutti (istituzioni, cacciatori e agricoltori) per trovare una soluzione rapida ed efficace.
Le Organizzazioni agricole modenese ribadiscono la necessità di ridurre il numero di ungulati
È quanto affermano le organizzazioni professionali agricole della provincia di Modena, Cia–Agricoltori Italiani Emilia Centro, Coldiretti, Confagricoltura.
L’aumento esponenziale dei cinghiali non ammette ulteriori ritardi ed è necessario mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione, sostengono le Organizzazioni agricole. È con questa consapevolezza che dal novembre 2011 la Regione Emilia Romagna ha autorizzato gli agricoltori ad utilizzare il meccanismo dell’autodifesa che prevede che questi possano provvedere alla caccia dei cinghiali nella loro proprietà o direttamente oppure, se non provvisti di licenza di caccia, coadiuvati da dipendenti e persone di loro fiducia.
In questo senso vanno i recenti pareri positivi del Ministero della Salute sull’allargamento della caccia anche con l’uso cani.
È il “territorio” nelle sue diverse articolazioni (Atc, cacciatori, agricoltori e associazioni ambientalistiche) che si deve mettere al lavoro rafforzando una gestione che ha già dato dei risultati ma che è necessario proseguire alzando l’asticella per puntare ad obiettivi più ambiziosi pena – continua il comunicato delle ‘professionali’ – la capitolazione di parte del settore agricolo e delle sue aziende che dal proprio lavoro traggono il reddito per vivere e mantenere la presenza su un territorio come quello montano per il quale il lavoro degli agricoltori funge da presidio e difesa dai disastri idrogeologici.
Oggi il momento è critico. Per questo collaborazione e integrazione fra cacciatori e agricoltori sono necessarie per raggiungere l’obiettivo di abbattere il maggior numero di cinghiali senza precludere e reddito ai primi e divertimento ai secondi con beneficio per l’ambiente e il territorio che non sopporta più questi carichi di selvatici.
Non c’è competizione fra chi coltiva il terreno traendone il proprio reddito e chi fa della caccia una attività ludico-sportiva, conclude la nota delle organizzazioni professionali agricole modenesi.
È bene che i cacciatori, consapevoli delle responsabilità e della funzione sociale che hanno assunto, si diano obiettivi di cattura ancora più ambiziosi insieme agli agricoltori, che con l’autodifesa integrano la potenzialità di abbattimento dei selvatici.
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