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PIACENZA

Il pomodoro da industria centra gli obiet tivi produttivi ma fa i conti con i rincari energetici che azzerano i prezzi contrattati con l’industria

Claudio Ferri

La calda estate sembra non aver compromesso la produzione di pomodoro da industria nel Distretto del nord che, nel cuore della campagna, evidenzia tratti interessanti dal punto di vista dei volumi e della qualità. In tutto il Distretto le superfici investite sono state di 37 mila ettari, con una flessione del 4% rispetto al 2021.

Al 25 agosto la campagna era, in generale, a metà percorso, anche con qualche piccolo rallentamento dovuto ad acquazzoni che hanno limitato l’accesso ai campi. Una conferma viene da Asipo che, alla stessa data, ha raggiunto il 52% di pomodoro conferito, percentuale aderente ai volumi contrattati.

“Le rese in campo sono in linea con quelle concordate – conferma Davide Previati, responsabile tecnico di Asipo – con una media produttiva, attualmente, di circa 800 quintali per ettaro.
Ad oggi il grado brix medio si attesta sul 5%, mentre lo scarto oscilla attorno al 4%, dovuto principalmente a difetti di colorazione, marciume apicale, presenza di inerti e fenomeni di marcescenza. Riguardo alla qualità del pomodoro conferito – conferma Previati – siamo in linea con gli standard richiesti, con qualche problema di colorazione in quanto le alte temperatura hanno causato casi di assolatura delle bacche”.

Asipo segnala qualche problema fitosanitario dovuto alla presenza di ragnetto rosso su tutti gli impianti, specialmente in Val D’Arda, Val Tidone e Val Trebbia, nel piacentino. “Negli impianti medio precoci non ha portato problematiche – osserva ancora Previati – mentre quelli medio e medio – tardivi sono monitorati costantemente”.La produzione che fa capo ad Asipo comprende anche il pomodoro di tipologia datterino: per l’Associazione rappresenta il 1,5% della superficie investita, con tendenza a crescere in modo lento e progressivo.

“I volumi contrattati di questa produzione sono stati raggiunti – precisa il direttore di Asipo Michele Bertoli – la qualità è stata buona e la raccolta, già conclusa, ha impegnato le prime tre settimane della campagna, dal 15 luglio al 10 agosto. Anche il prodotto biologico, che per noi rappresenta il 4,5% della superficie, è di ottima qualità con volumi soddisfacenti”.

Dopo una lunga siccità, attorno al 20 di agosto sono caduti circa 120 millimetri equamente distribuiti su tutto l’areale produttivo e questo ha comportato sul prodotto maturo, oltre alla difficoltà di raccolta, anche ad un rapido deterioramento delle bacche basali, mettendo in apprensione i produttori.
Sul pomodoro maturo infatti l’acqua ha favorito la marcescenza ed il terreno bagnato non consentiva l’accesso ai campi peggiorando la situazione, impedendo alle imprese di raccogliere in tempi rapidi.
Sul piano agronomico, Asipo ricorda che il programma dei trapianti è stato pienamente rispettato, successivamente lo sviluppo della coltura è stato regolare, “con difficoltà negli apporti idrici che solo in alcuni casi hanno creato criticità produttive – precisa Bertoli – questo grazie alla microirrigazione che per Asipo incide per oltre l’80%.

Le rese produttive, poi, da inizio raccolta ad oggi, sono in linea, nonostante alcuni fenomeni di cascola fiorale dovuti alle altissime temperature di metà luglio.
Dal punto di vista fitosanitario nessuna problematica di sorta poiché alternaria e batteriosi sono state ben controllate. Solo con le piogge recenti c’è il rischio di sviluppo di focolai di peronospora.
Sul prodotto a ciclo medio tardivo e tardivo le prospettive rimangono buone, anche se le rese ipotizzate saranno leggermente inferiori. Sicuramente questo andamento, nonostante la scalarità dei trapianti, non ha impedito la concentrazione dei conferimenti negli impianti – aggiunge Bertoli – con la classica sovrapposizione di maturazione che va dal 10 a fine agosto.
La campagna ha preso il via dopo una trattativa serrata e lunga che ha portato alla conclusione del contratto ad aprile, rispetto al mese di febbraio dell’anno precedente.

“La trattativa ha portato ad un aumento del prezzo contrattuale di riferimento superiore del 18% rispetto al 2021 – sottolinea ancora Bertoli – per far fronte ai costi di produzione stimati in aumento almeno del 25%-30%, quindi a copertura parziale del forte incremento del prezzo dei mezzi tecnici e carburante che le aziende hanno dovuto sostenere. Le industrie, non prive anch’esse di difficoltà contingenti, hanno la volontà di ritirare tutto il prodotto, questo grazie alla forte domanda del mercato di derivati di pomodoro comportando conseguentemente anche un importante aumento di prezzo dei prodotti finiti. A livello globale mancherà infatti pomodoro in Spagna, Portogallo e Russia (l’Ucraina produceva 8 milioni di quintali, ndr), mentre flessioni importanti le ha avute anche la California”.

Nel Distretto del sud, inoltre, si è assistito ad un calo del 13% delle superfici investite.

“Il mercato è tonico e le vendite sono positive – prosegue Bertoli – in prospettiva le industrie stanno innovando con investimenti importanti sul territorio, tecnologicamente avanzati, al fine di aumentare la capacità di lavorazione: il comparto ci crede.
La flessione delle superfici a mio avviso è stata determinata dalla scelta dei produttori di indirizzarsi verso i cereali, le cui quotazioni erano alte”.
In prospettiva quindi, le superfici che verranno investite a pomodoro saranno condizionate da questo fattore e soprattutto dal risultato finale della campagna.

“Stiamo lavorando per portare a termine una campagna che dia soddisfazione ai nostri produttori – conclude Bertoli – ben consapevoli delle difficoltà dettate dagli elevati costi sostenuti e dalle avversità climatiche”.

Asipo, pomodoro da industria

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