Welfare e ambiente i temi al centro della direzione Anp Emilia Romagna
Attenzione alla persona, soprattutto agli anziani, ma anche riflessioni sul nuovo Patto per il Lavoro e il Clima. Questi, i due temi principali della Direzione allargata dell’Anp Cia Emilia Romagna che ha visto la presenza della vicepresidente della Giunta regionale Elly Schlein.
In apertura, le parole del presidente della Cia Emilia Romagna, Cristiano Fini, che ha messo subito in evidenza l’ulteriore passo in avanti di questo Patto rispetto al precedente. Un avanzamento che vuole costruire una Regione davvero inclusiva e, soprattutto, sostenibile, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Tre aspetti che devono proseguire di pari passo per non rischiare un crollo dell’intero sistema.
“In Emilia Romagna – ha sottolineato Fini -, siamo uniti, dobbiamo andare avanti assieme e, in questi anni, abbiamo costruito un progetto basato sulla crescita, progetto che, però, è stato interrotto dalla pandemia. Dobbiamo continuare perché questa, è una crescita che deve mettere al centro l’agricoltura, l’agroalimentare regionale, sia dal punto di vista sostenibile che dal punto di vista dell’export e dei volumi. Abbiamo tante eccellenze e dobbiamo farle conoscere e, quindi esportarle. Di fondo, c’è tutto un tema ambientale sul quale l’agricoltura troppe volte viene messa in cattiva luce, ingiustamente. Ci deve essere un lavoro comune per avere un’agricoltura sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale”.
Lavoro comune che è stato evidenziato anche dalla vicepresidente Schlein nel suo intervento. “Un Patto che vuole la neutralità carbonica entro il 2050 con il lavoro individuale di ogni settore, e quindi anche dell’agricoltura, e il lavoro comune. L’agricoltura deve essere accompagnata in questa transizione con un grande investimento, anche sulle conoscenze, sulle competenze e sui saperi, sulla conoscenza tecnologica e sulla ricerca e la Cia ha una grande sensibilità in questa direzione. Le scoperte devono essere patrimonio di tutti. Lavoriamo assieme, ognuno di noi con il suo ruolo nella società, ognuno con le sue competenze”.
Le riflessioni si sono poi spostate, grazie all’intervento del presidente dell’Anp Emilia Romagna, Pierino Liverani, sul Welfare e sul recovery plan dedicato alla “missione salute” e che prevede l’utilizzo di 15,6 miliardi. “Tra le varie proposte – ha sottolineato Liverani -, sono stati inseriti strumenti intermedi per la telemedicina, per l’assistenza sanitaria territoriale, per il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, per l’innovazione, per la digitalizzazione del sevizio sanitario, oltre che per migliore la capacità di erogazione dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Noi oggi, chiediamo che siano valutati con estrema attenzione questi finanziamenti. Non possiamo vantarci di essere uno dei pochi paesi in Europa che impianta Pacemaker e protesi agli ultranovantenni, ma rischiare di essere carenti nella loro assistenza di base”.
Gli anziani in Emilia Romagna sono oltre un milione, il 23,8% della popolazione; si prevede che nel 2035 ci possa essere un aumento del 22% degli ultra 65enni, con una previsione di crescita complessiva dello 0,6%. Una prospettiva, questa, che rischia di sbilanciare, soffocare e mettere in difficoltà il sistema. “È pertanto necessario – ha ribadito il presidente dell’Anp -, ripartire e ridisegnare gran parte della piattaforma dei servizi alla persona. Ecco allora, un’attenzione ulteriore per le strutture dedicate agli anziani che, durante l’epidemia, si sono rivelate impreparate nella gestione dell’emergenza e la richiesta di dare la possibilità, a chi ne ha le condizioni, di organizzare la propria vita in maniera il più possibile autonoma”.
Altri i punti messi in evidenza da Liverani e diretti alla vicepresidente Schlein. “Vorremmo che in tutte le case protette o luoghi di residenza per anziani, le persone fossero riconosciute nella loro dignità di persone e non come pazienti o peggio ancora come clienti o affidati. L’emergenza epidemiologica ha evidenziato la necessità di mettere in campo un più efficiente sistema di cure e assistenze domiciliari, che coinvolga i medici di base, gli ospedali e i servizi sociali. Riteniamo che il servizio socio-sanitario vada potenziato su tutto il territorio, ma in particolare nelle aree interne e rurali, con particolare attenzione alle zone montane o lontane dai grandi centri abitati.
Il sistema che interessa i medici di base deve essere riorganizzato per garantire a tutti i pazienti la sicurezza di una valida assistenza. Importante anche la gestione e manutenzione dell’ambiente. Occorre sostenere i luoghi di ricreazione e socializzazione per promuovere, il più possibile, azioni volte all’invecchiamento attivo.
Infine, garantire, su tutto il territorio regionale, un servizio di telecomunicazioni efficiente, ormai indispensabile per tutta la popolazione”.
L’intervento della vicepresidente Schlein ha ricordato come siano state le persone anziane a pagare il prezzo più alto in termini di sofferenza e di morti e come, tutto questo abbia dato l’avvio ad una fase di grande ripensamento “che ci deve portare – ha sottolineato – a riconfigurare il sistema su alcune criticità. Le strutture e le disuguaglianze c’erano già prima, ma il Covid ci ha dato nuove angolature, una luce nuova attraverso cui guardarle per provare ad ottenere risposte che provino a ridurre i divari sociali, economici, territoriali, di genere che colpiscono le persone anziane. Tutto questo, ha creato nuovi bisogni che ci hanno costretto ad adottare e innovare strumenti di supporto per le politiche sociali, e non solo. Occorre riscrivere un sistema socio sanitario che sia più vicino, più attento a plasmarsi sui bisogni delle persone. La sanità pubblica, in questo, ha un ruolo fondamentale, ma occorre l’integrazione delle politiche sanitarie con quelle socio sanitarie.
Bisogna investire sulle strutture residenziali e qualificarle, ma occorre investire anche sulla domiciliarità aiutandoci con la tecnologia a disposizione potenziandola nei territori inesplorati. Occorre, però, anche agire nella “terra di mezzo”, con la territorialità allargata e soluzioni abitative condivise e solidali che mettano in comune dei servizi”.