Scambi di esperienze tra Assia ed Emilia-Romagna: agricoltura sociale e biologica nel distretto di Wetterau
Molti gli eventi promozionali organizzati in ogni tappa e gli scambi di esperienze con le amministrazioni locali, che hanno avuto come scopo principale quello di consolidare alleanze anche in vista dei negoziati sulla nuova Politica agricola comune (PAC).
La missione di quest’anno, in Germania, si è articolata in tre tappe: la prima a Berlino e nel limitrofo Brandeburgo, la seconda a Monaco di Baviera e la terza in Assia.
Le relazioni tra la Regione Emilia-Romagna e il Land dell’Assia risalgono al 1992 quando hanno sottoscritto un’Intesa di collaborazione, implementata nel giugno 2014. Con l’Assia sono stati avviati progetti e scambi di esperienze in gran parte dei settori delle due amministrazioni regionali.
Proprio in Assia, una delegazione tecnica guidata dall’assessore all’agricoltura Simona Caselli ha visitato il distretto di Wetterau per esplorare possibili collaborazioni e progettualità sul tema dell’agricoltura sostenibile.
Il territorio del Wetterau è per molti aspetti paragonabile all’Emilia-Romagna: terreni vocati all’agricoltura, in un distretto produttivo tra i più ricchi della Germania, molto vicino a Francoforte e ben collegato dal punto di vista dei trasporti.
L’agricoltura è, anche in questa zona, in costante trasformazione al pari dei cambiamenti sociali e della sempre maggiore attenzione da parte consumatori, per qualità e sostenibilità delle produzioni agroalimentari.
“Attualmente ci sono quasi 1.000 aziende agricole nel Wetteraukreis (il circondario che comprende 25 territori comunali)”, ha dichiarato Matthias Walther responsabile del dipartimento agricolo del distretto di Wetterau, “30 anni fa erano tre volte tanto, ma il numero di aziende agricole biologiche è in continua crescita”.
Nel 2015 il Wetteraukreis è diventata una delle tre regioni eco-model in Assia e se inizialmente la quota di terreni gestiti a biologico era del solo 4% per un totale di 40 agricoltori biologici, oggi il numero di aziende biologiche è salito a 62, per una superficie complessiva di quasi 5.000 ettari.
Un’esperienza simile a quella dell’Emilia-Romagna, dove però alla fine del 2018 si contavano quasi 6.300 imprese bio di cui 4.400 condotte da agricoltori a produzione biologica, con un aumento nel 2017 e 2018 di 600 aziende ogni anno.
In Emilia-Romagna oggi il 15% dei terreni agricoli è gestito a biologico, per una superfice complessiva di quasi 156.000 ettari, cresciuta del 75% dal 2014, pari a un incremento di oltre 67.000 ettari.
Una risposta efficace, in particolare da parte degli agricoltori più giovani, a una richiesta di mercato in costante crescita che grazie ai diversi canali di vendita (GDO, negozi specializzati, mercati agricoli e food service), è giunta a superare in Italia i 3,5 miliardi di euro a cui vanno aggiunti gli oltre 2 miliardi per i prodotti destinati all’esportazione.
La delegazione dell’Emilia-Romagna ha inoltre visitato, nel vicino Dorheim Friedberg, un esempio di modello di agricoltura solidale, l’azienda biologica di Solawi, frutto di un’innovativa scelta dell’amministrazione locale e che ha consentito di promuovere questa esperienza su una prima superficie di 1,3 ettari a orticole.
Il coinvolgimento di un agricoltore locale e di un gruppo di consumatori, che investono finanziariamente nel progetto e che si dividono il raccolto ricavato da un’attenta pianificazione di 45 colture orticole, permette ai 90 membri di Solawi con un contributo mensile di 60 euro – 720 euro all’anno – di finanziare i costi di gestione del terreno e del lavoro impiegato.
Unire produttori e consumatori che, a tutti gli effetti, in qualità di membri dell’associazione, diventano partecipi del processo produttivo fino a essere coinvolti in attività volontarie per aiutare nei lavori nei campi, non appare un problema in quanto l’impegno e l’entusiasmo per il progetto è alto e in questo modo i consumatori associati si rendono pienamente conto e sono corresponsabili della qualità ottenuta dal loro lavoro.