ROMAGNA

COMUNICATI STAMPA ROMAGNA

Prezzi alle stelle, agricoltori più poveri: 120 agricoltori associati a Cia Romagna domani a Roma per manifestare

Obiettivo rivendicare la centralità dell’impresa agricola e del reddito e sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi della perdita di un settore strategico per il territorio e per tutto il Paese

Saranno circa 120 gli agricoltori associati a Cia Romagna domani a Roma per la mobilitazione nazionale indetta da Cia-Agricoltori italiani per rivendicare la centralità dell’impresa agricola e del suo reddito.
“Prezzi alle stelle, agricoltori più poveri” è lo slogan della manifestazione che si terrà in piazza Santi Apostoli. I produttori provenienti da tutta Italia vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica affinché venga tutelato il futuro delle imprese agricole di fronte alle grandi emergenze e alle sfide globali che toccano il settore primario e il Paese intero. 

Particolare attenzione da parte delle imprese romagnole al declino dell’ortofrutta, che in Emilia-Romagna rappresenta una voce di bilancio importante per tutta la filiera. Il segno negativo riguarda tutte le specie frutticole, con cali nelle superfici impressionanti: nell’arco di 12 mesi (2022- 2023) ci sono flessioni che toccano l’8% nel caso del pero e il 5% nel melo. 

Nel caso della coltura della pera, fiore all’occhiello della frutticoltura emiliano-romagnola, siamo passati da 16.000 ettari dello scorso anno a poco più di 14.700. Non sono da meno pesche e nettarine che segnano rispettivamente un meno 6% e – 5% (lasciando ‘sul campo’ più di 300 ettari ciascuna specie), una tendenza preoccupante che dimostra la disaffezione dei frutticoltori a causa delle avversità climatiche, il calo dei prezzi e le crescenti patologie. 

E’ così che susine, albicocche e kiwi perdono posizione e contribuiscono a far scemare un settore che crea un indotto importante, dalle aziende di trasformazione alle imprese che offrono mezzi tecnici e innovativi per la lavorazione e la trasformazione dell’ortofrutta.

Conseguenza di queste flessioni, un drastico calo produttivo che quest’anno è stato accentuato dalle avversità meteo, a partire dalle gelate primaverili fino all’alluvione in Romagna: in testa a questa nefasta classifica la produzione di pere, con perdite medie del 70% rispetto al 2022, a cui seguono pesche, nettarine e ciliegie (-60%) albicocche -35%. Perdono terreno in volumi raccolti anche il Kiwi (-21%) e la susina (-43%) e la mela (-16%)

Riguardo alle ortive ci sono segnali preoccupanti anche per le patate: in un anno flettono del 12% le superfici investite a questo tubero che non arrivano a 4000 ettari. Anche in questo caso clima e soprattutto attacchi da parassiti hanno determinato una riduzione produttiva del 21%.

L’abbandono di colture importanti che creano un indotto rilevante in tutta la regione significa non solo rischiare la perdita di un settore strategico per tutto il Paese e mettere a repentaglio una filiera composta da tanti attori, ma anche arrivare a dipendere da importazioni di derrate da altre nazioni che non hanno i nostri parametri qualitativi e sanitari.

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