L’intervento del Presidente di Cia Emilia-Romagna Cristiano Fini

Non ricordo un’annata agraria come questa. E’ stata una delle peggiori degli ultimi 30 anni, si è prodotto poco e a questa scarsa produzione non sono corrisposti i prezzi che ci attendevamo. Tutte le produzioni hanno sofferto e i prezzi non sono stati assolutamente remunerativi.

Abbiamo subito eventi climatici estremi in tuttala regione, con un inverno 2018-19 che ha squilibrato le piante, un maggio in cui ha piovuto tutti i giorni e un’estate molto calda che hanno messo in ginocchio la produttività delle nostre imprese. A questo aggiungiamo gli attacchi della cimice asiatica, la drosofila, il ferretto nelle patate e tutti gli altri parassiti favoriti dai mutamenti climatici. Chi ha avuto la produzione devastata dalla cimice rischia di chiudere e come organizzazione abbiamo denunciato sin da subito la gravità della situazione, anche attraverso iniziative parlamentari e presidi sul territorio.

Purtroppo ci stanno anche togliendo progressivamente tutti gli strumenti per difenderci: penso ai principi attivi che sapevamo funzionare ad esempio contro la cimice asiatica, al rame abbassato da 6 a 4 kg, ai principi attivi per difenderci dalla drosofila… Erano strumenti che non risolvevano il problema, ma se non altro ci consentivano di difenderci. Ci troviamo di fronte all’aumento dei patogeni e all’abbassamento della nostra difesa: questo sarà ciò che probabilmente dovremo vivere nei prossimi anni.

Dobbiamo avanzare proposte per provare a ridurre l’impatto ambientale che ha l’agricoltura e al contempo consentirci di avere rese per ettaro soddisfacenti. Di fronte a cambiamenti climatici abbiamo possibilità legate al miglioramento genetico della pianta, il genoma editing per difenderci da siccità, fitopatie, eventi esterni. Proprio la settimana scorsa al Parlamento europeo abbiamo organizzato un’iniziativa sul genoma editing e probabilmente si sta riaprendo un po’ la partita. Servono innovazione e ricerca per avere strumenti per produrre a costi minori e con migliore qualità. Gli enti pubblici e la ricerca ci possono dare strumenti per difenderci da annate disastrose come questa.

Circa il tema della manodopera, i costi incidono sulle imprese in maniera determinante. L’abbassamento del cuneo fiscale vale per le aziende agricole e anche per la trasformazione, e la decontribuzione prevista dal governo per i dipendenti ma non per le imprese mi lascia perplesso. Questo non ci rende competitivi. Reperire manodopera è difficile, bisogna affrontare il tema della flessibilità in entrata e in uscita, perché le aziende agricole hanno esigenze diverse dagli altri settori.

Sulla fauna selvatica abbiamo proposto come Cia nazionale la modifica della legge 157 anche per aumentare le catture ungulati. La pressione sulle aziende agricole da parte di questi animali è ormai troppa.

C’è poi la sfida della sostenibilità ambientale. La cosa peggiore da fare è mettere in contrapposizione biologico e integrato. Devono andare a braccetto, perché sul tema centrale della sostenibilità ambientale in agricoltura ci giocheremo tanto. L’agricoltura deve fare la propria parte, come già stiamo facendo peraltro da alcuni anni. Non dobbiamo subire la richiesta sostenibilità ambientale da parte del consumatore, né subire le imposizioni delle grandi catene distributive. Anche per questo abbiamo commissionato uno studio sull’impatto ambientale dell’agricoltura nel corso degli ultimi anni.

Legato a questo è il tema della zootecnia e del benessere animale. L’allevatore fa il suo mestiere come tutti, stando alle regole. Invece veniamo criminalizzati per i tumori, per l’inquinamento globale… Non possiamo continuare a subire, è ora di dire basta.

Infine, stiamo portando avanti il progetto di riforma “Il Paese che vogliamo”. Chiediamo attenzione sulle azioni ritenute non più rinviabili e necessarie all’Italia, dagli interventi di manutenzione delle infrastrutture alle politiche di governo del territorio, dallo sviluppo di filiere a vocazione territoriale a nuovi sistemi di gestione della fauna selvatica e alla coesione istituzioni-enti locali per il rilancio delle aree rurali e interne, dove crescono criticità legate alla geografia del territorio e soprattutto ai ritardi in manutenzione e ammodernamento delle infrastrutture fisiche e digitali.

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