Il clima ha ripercussioni su salute e territorio: un incontro promosso da Anp-Cia ha indicato come mitigare gli effetti del cambiamento
Erika Angelini
FERRARA – La 28ª Festa regionale Anp-Cia Emilia Romagna, che si è tenuta a Ferrara lo scorso 21 settembre, ha scelto come focus del convegno un argomento decisamente attuale: l’impatto dei cambiamenti climatici su agricoltura, ambiente e salute umana. L’evento si è svolto, infatti, a poche ore dall’alluvione e si è aperta con l’unanime solidarietà e vicinanza a tutte le popolazioni colpite. Ad aprire i lavori, i saluti all’assemblea del presidente di Anp Ferrara, Andrea Bandiera, che ha accolto gli oltre duecento pensionati provenienti da tutte le province.
A seguire, la relazione del presidente regionale dell’associazione, Pierino Liverani che ha introdotto il tema della tavola rotonda: “Abbiamo scelto di uscire dalle tematiche abituali, come sanità pubblica, servizi e pensioni minime, per cercare di capire come i cambiamenti climatici incidono sui territori, agricoltura, ma anche sulla salute, sia in maniera diretta sia a lungo termine. Ci chiediamo, infatti, se le persone, soprattutto anziane, saranno in grado di adeguarsi a questi mutamenti profondi e quale effetto avrà, anche da un punto di vista psicologico, non sentirsi “al sicuro”. Anche se oggi trattiamo un tema specifico, non posso però fare a meno di ribadire – ha detto Liverani – l’impegno di Anp nel condannare le violenze quotidiane, soprattutto su donne e bambini, dei due conflitti in Palestina e Ucraina. La nostra anima è pacifista, democratica, antifascista e non cambieremo mai direzione in questo senso”.
Presente al convegno anche Miriana Onofri, presidente di Donne in Campo, che ha ribadito l’impegno delle donne imprenditrici come custodi dei territori, per la loro salvaguardia ambientale e sociale.
La Festa dei pensionati è poi entrata nel vivo con la tavola rotonda moderata dal direttore di Agrimpresa, Claudio Ferri, che ha analizzato i cambiamenti del clima da diverse prospettive scientifiche, a partire dalla genesi stessa degli eventi atmosferici estremi, spiegata da Pierluigi Randi, meteorologo, presidente nazionale Ampro Meteo Professionisti. “In poco più di un secolo la temperatura è aumentata di un grado e mezzo, una velocità mai vista se non in molti milioni di anni e abbiamo iniziato a pagare la rapidità del nostro “nemico” in termini di fenomeni atmosferici estremi, ben 7 dall’inizio dell’anno in Emilia Romagna.
La recente alluvione è stata provocata da una normale perturbazione che è diventata catastrofale, con 360 mm caduti in collina in poche ore, perché c’è troppo vapore acqueo in atmosfera, il 7% in più del normale e il mare in estate ha raggiunto altissime temperature, fino a 30°. Si tratta di semplici leggi fisiche, come l’aumento delle temperature del 15% che ci porterà a periodi estremamente piovosi alternati a forte siccità. Non è una novità perché gli scienziati del clima lo sapevano già 20 anni fa e ora occorre solo accettare che i nostri territori non sono adatti a questo nuovo clima “tropicale” e trovare soluzioni strutturali che li proteggano”.
A proposito di tutela dei territori, il presidente di Cia Ferrara e del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, Stefano Calderoni ha ribadito: “I piccoli produttori, le aziende che operano in condizioni difficili in collina, montagna ma anche in zone svantaggiate di pianura svolgono una funzione essenziale: sono le sentinelle dei territori contro il dissesto idrogeologico. Dove c’è presidio ci sono meno frane e alberi che arrivano nei fiumi e riportare gli agricoltori in queste zone deve diventare una sfida collettiva. Poi, naturalmente, servono opere e azioni per proteggere le persone e i territori e come presidente di uno dei Consorzi che lavora in una zona fragilissima dal punto di vista idrogeologico, dico che occorre lavorare contemporaneamente su due fronti per affrontare il nuovo clima: la mitigazione, limitando il più possibile le emissioni di CO2 in atmosfera e l’adattamento, realizzando opere resilienti per impedire i danni che abbiamo conosciuto fin troppo bene negli ultimi anni”.
Se il clima agisce in maniera evidente su ambiente e salute, quali effetti ha sulla salute? Francesco Fiorica, Direttore U.O.C. Radioterapia e medicina nucleare Aulss 9 Scaligera e socio fondatore A-Rose Odv ha spiegato: “Se sottoponiamo il nostro corpo a temperature oltre i 37° per lungo tempo il sistema di termoregolazione inizia a soffrire e questo è un effetto diretto del cambiamento climatico. Poi c’è quello indiretto, provocato dalle polveri sottili che con le alte temperature scendono in atmosfera, sono respirate, facendo aumentare i tumori ai polmoni nelle persone giovani che non hanno mai fumato. Il tumore, però, è lento e i suoi effetti sulla salute e sul sistema sanitario arriveranno magari tra qualche anno e sarà un carico enorme per il sistema della sanità pubblica, con effetti sociali ed economici su tutta la popolazione. Noi possiamo cercare di salvaguardare il più possibile la salute, adottando pattern alimentari equilibrati, come la ‘dieta mediterranea’, e partecipando agli screening oncologici.”
Alla tavola rotonda è intervenuto anche Alessandro Del Carlo, presidente Anp nazionale che ha ribadito: “La nostra associazione deve continuare a sensibilizzare la popolazione sugli effetti dei cambiamenti climatici ed è necessario realizzare una mappatura delle disabilità e non autosufficienze perché durante le calamità occorre sapere chi non si può muovere. Inoltre, va bene riportare gli agricoltori nelle aree più disagiate ma non basta, perché non si può pretendere presidio del territorio senza una rete di servizi efficaci”.
Le conclusioni della Festa sono state affidate al presidente regionale, Stefano Francia. “Il convegno di oggi segna la direzione che vogliamo prendere come associazione agricola: tecnica e scientifica, perché solo così possiamo capire e affrontare la sfida climatica. Una sfida che prevede adattamento idrogeologico dei territori, dell’agricoltura e dell’uomo, quella più importante. Perché agire con la ricerca scientifica per trovare colture più resistenti è abbastanza semplice se paragonato alle soluzioni per impedire che il cambiamento abbia effetti devastanti sulla salute e la sanità, anche in termini di spesa per farmaci per combattere le malattie oncologiche. In questo contesto l’agricoltura emiliano romagnola va in una direzione di sostenibilità e quindi mitigazione dell’inquinamento che però non può essere solo ambientale ma deve diventare economica, con prezzi equi per i prodotti all’origine, e sociale, con la garanzia dei servizi in tutte le aree rurali. Gli agricoltori hanno lasciato la collina e la montagna perché erano cittadini di serie B, senza reddito e servizi e questo è un problema che va risolto, anche distribuendo risorse in maniera mirata e rapida, in base al rischio idrogeologico delle diverse zone. Il clima, dunque, è diventato uno dei fattori che può determinare la tenuta non solo dei territori, ma di un intero tessuto sociale ed economico, che deve adattarsi ai cambiamenti e non può essere lasciato solo nel farlo.”