Una campagna amara per lo zucchero
Cristian Calestani
PARMA – È una campagna decisamente amara quella dello zucchero 2019. Le bietole sono state funestate da condizioni climatiche avverse e dal diffondersi del lisso, un insetto che ha danneggiato buona parte delle produzioni. I primi bilanci, al momento di andare in stampa, si era giunti all’incirca al conferimento dell’80 per cento del prodotto coltivato, sono dunque molto negativi.
“È stata una campagna scadente – commenta Vittorio Artoni, referente della Cgbi, la Confederazione generale dei bieticoltori italiani -. La produzione oscilla tra i 480-500 quintali per ettaro e la polarizzazione tra 12.30 e 12.50 gradi influisce, abbassandolo, sul prezzo industriale”. Sarà dunque ben difficile, per gli agricoltori, riuscire a portare a casa i 43 euro frutto di 12 euro di Pac e 4 per le polpe con il resto di parte industriale, vincolato però ad una polarizzazione di 16 gradi.
Si profila dunque la chiusura di una stagione complicata dopo quella già non entusiasmante dello scorso anno. Nemico numero uno il lisso: l’insetto che ha colpito duramente le bietole e per il quale, nonostante i trattamenti predisposti, non c’è ancora un antagonista veramente efficace.
Gli ettari coltivati sono stati complessivamente 30mila tutti conferiti a CoproB: 17mila destinati allo stabilimento di Minerbio e 13mila a quello di Pontelongo, mentre lo zuccherificio Sadam di San Quirico di Sissa Trecasali è rimasto chiuso con poche chance di ripresa della campagna saccarifera in futuro.
“L’unica speranza – aggiunge Artoni – è che aumenti il prezzo dello zucchero in modo che, di conseguenza, il prezzo industriale della campagna 2020 possa essere incrementato di quei 2-3 euro a tonnellata che permetterebbero di fare un minimo di reddito. Servirebbe un importante impegno delle istituzioni, in termini di riconoscimenti di contributi ai coltivatori, indirizzato al mantenimento, a livelli remunerativi, di una coltura che resta comunque importante in termini agronomici in ambito di rotazione colturale”.
La conferma di un’annata disastrosa arriva anche dal campo. A spiegarlo Mario Pezzani, socio di Cia Parma che quest’anno, nella zona di San Secondo, ha seminato 6 ettari a bietole sui 40 complessivi dell’azienda (il resto è frumento ed erba medica da fieno per l’alimentazione della vacche del Parmigiano).
“Il maggio fresco e piovoso sarebbe stato anche d’aiuto – commenta -, ma poi le ondate di caldo non hanno permesso uno sviluppo omogeneo della bietola la cui crescita si è come bloccata. Abbiamo ingaggiato un duro duello con il lisso che, purtroppo, in molti terreni ha avuto la meglio nonostante i trattamenti nei tempi opportuni. Le conseguenze sono state una bassa produzione ed una bassa polarizzazione”.
Il rischio, oggettivo, è che per la bieticoltura nel Parmense si sia ormai arrivati al de profundis. “Coltivare bietole qui diventa sempre più difficile. Con San Quirico chiuso, purtroppo, non sappiamo nemmeno per quanto tempo CoproB avrà intenzione di assorbire le produzioni della nostra zona, visti i costi di trasporto. Purtroppo si sta chiudendo un’epoca per una coltura alla quale la nostra azienda è molto affezionata: ricordo ancora la raccolta a mano del passato dei miei genitori. Per l’anno prossimo staremo a vedere. Speriamo in una ripresa dei prezzi, ma le incertezze sono tante, specie quelle legate all’impatto del lisso. Di certo siamo ad un passo, ormai, dalla chiusura di tutti gli zuccherifici italiani come effetto di quel piano di dismissioni, condiviso da alcuni sindacati, al quale Cia si è sempre opposta, ritenendo importante la difesa della bieticoltura italiana”.