Herbert Dorfmann ha incontrato i giovani agricoltori di Cia Imola
Herbert Dorfmann, deputato al Parlamento Europeo e membro della Commissione Agricoltura è volato a Imola per incontrare i giovani imprenditori agricoli di Cia – Agricoltori Italiani Imola e parlare del futuro del settore, dopo un anno difficile dal punto di vista produttivo ed economico. Una visita voluta dall’associazione per sottolineare l’importanza dell’Europa nel rilancio dell’agricoltura, anche alla luce della nuova Pac e delle misure che conterrà per favorire il ricambio generazionale.
Ad aprire l’incontro il presidente di Cia Imola Giordano Zambrini, che ha elencato in sintesi le problematiche dell’agricoltura imolese e italiana, in particolare le difficoltà di inserimento di nuove aziende giovani in un cotesto dove aumentano i problemi fitosanitari e prezzi che non coprono i costi di produzione.
“Oggi – ha detto Zambrini – siamo qui con alcuni dei nostri giovani produttori che hanno investito, con molto coraggio nel settore, credendo nel loro prodotto e nell’innovazione. A loro dobbiamo delle risposte chiare per il futuro, perché il sistema agricolo negli ultimi anni non dà valore all’agricoltura all’interno delle filiere e non è più remunerativo. Come possiamo pensare a ricambio generazionale vero e capillare in questo contesto? Abbiamo chiesto a Herbert Dorfmann, che da diversi anni è diventato per noi un punto di riferimento davvero fondamentale in Europa, di continuare con il suo importante lavoro in Commissione, perché non vengano tagliati i fondi della nuova Politica Agricola Comune e siano meglio redistribuiti, con più attenzione verso le nuove generazioni che devono poter creare aziende innovative, con arrancare e magari chiudere dopo pochi anni. Il sostegno dell’Europa deve servire per cambiare e crescere, non per sopravvivere”.
In risposta alla platea di giovani agricoltori imolesi, Herber Dorfmann ha fatto il punto sull’iter della nuova Pac e sulle misure ancora in discussione che potrebbero portare più fondi ai giovani agricoltori.
“L’attuale programmazione delle risorse Pac finirà nel 2020 e probabilmente sarà seguita da un anno di transizione, durante il quale continuerà ad essere in vigore l’attuale Politica e si decideranno il budget e le regole fino al 2027. Stiamo lavorando per ottenere tutti i fondi necessari non senza difficoltà, perché il finanziamento dipende dal contributo degli stati membri (l’1% del Pil) e alcuni paesi, peraltro ricchi come Olanda, Austria, Germania, Svezia, vorrebbero pagare ancora meno. Preoccupa anche il contesto politico, perché la grande coalizione non ha più la maggioranza e dovrà cercare il consenso di un altro gruppo per ottenerla. Per questo il mio obiettivo è un accordo tra forze politiche in Commissione che sarà sostanzialmente “blindato” per l’aula, così da portare a casa il miglior risultato per il nostro Paese”.
Tra i temi più importanti in discussione c’è il cambiamento del ruolo dell’agricoltore che potrà favorire uno spostamento di risorse verso i giovani.
“Uno dei nodi in discussione – continua Dorfmann – è la figura dell’”agricoltore attivo”. In sostanza stiamo spingendo per avere regole più stringenti nell’assegnazione delle risorse, che dovrebbero andare a chi lavora attivamente la terra. In questi anni ci sono state molte speculazioni, in particolari in paesi dell’Est, dove fondi di investimento acquisivano grandi estensioni di terreno e accedevano ai contributi europei, pur non svolgendo, di fatto, attività agricola. Un’anomalia che crediamo sarà risolta e porterà a una redistribuzione dei fondi, che noi vorremmo fossero destinate a misure di sostegno consistenti e continuative ai giovani agricoltori. Oltre a questa tematica ci sono argomenti che interessano l’intero settore, a partire dall’autonomia delle Regioni nella gestione dei Psr. L’Unione Europea vorrebbe che i fondi fossero “centralizzati”, dando così più potere gestionale ai governi a livello centrale, anche per avere un numero inferiore di interlocutori. Noi ci stiamo battendo, insieme ad altri stati, perché le regioni che conoscono meglio i loro territori, continuino a mantenere la loro autonomia nella gestione dei contributi. Un altro punto cruciale della nuova Pac sarà l’impegno ambientale e il superamento del greening, che non ha dato i risultati attesi. Verrà chiesto alle aziende di mantenere una “quota verde” e potranno scegliere tra una serie di opzioni che ogni Stato deciderà, in base alle sue peculiarità, quindi non sarà più decisa direttamente in Europa”.
“Il tema ambientale – spiega Dorfmann – è probabilmente quello più complesso e va a incidere fortemente anche sulle autorizzazioni per le molecole utilizzate per i trattamenti fitosanitari. Oggi ci troviamo a fronteggiare gravi patologie, come quelle provocate da cimice asiatica, con pochissimi strumenti a disposizione. Si è creato un clima difficile dove l’agricoltura tende a essere colpevolizzata dall’opinione pubblica per il suo ruolo nell’emissione di CO2, ma si tratta di un’accusa scientificamente infondata. Perché è vero che viene chiesto giustamente al settore agricolo dovrà andare sempre più verso un approccio più green, ma l’agricoltura è responsabile solo del 10% delle emissioni, che provengono per la maggior parte dal traffico (56%). Inoltre i consumatori sono i primi a scegliere o a dover scegliere prodotti a basso costo, magari di provenienza estera, sui quali non c’è un controllo dei residui chimici così stringente. Un paradosso che va risolto a livello italiano ed europeo.”