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03/12/2013 – I risultati del convego “Cosa cambia con la Nuova PAC”

Cosa cambia con la nuova Pac

I risultati del convegno organizzato dalla Cia di Imola

E’ stata siglata a giugno, dopo due anni e mezzo di percorso legislativo, la riforma della Politica agricola comune (Pac). L’accordo è stato raggiunto dai rappresentanti di Consiglio e Parlamento europeo, con la collaborazione e sulla base delle proposte fatte della Commissione europea.

Nelle intenzioni, la Pac del futuro dovrà essere più attenta alle esigenze dei produttori ma anche all’ambiente, con un occhio alla produttività e quindi alla sicurezza alimentare.

Molte sono le novità e numerosi i cambiamenti che interesseranno anche l’agricoltura dell’Emilia-Romagna e, per questo motivo, la Cia di Imola ha organizzato per il 3 dicembre al Centro Sociale la Stalla di Imola un convegno dal titolo “Cosa cambia con la nuova Pac” a cui hanno partecipato un centinaio di persone.

Al tavolo dei relatori il Presidente della Cia di Imola Giordano Zambrini, Dario Grandi della Cia di Imola, Pino Cornacchia, Responsabile delle Politiche Economiche della Cia nazionale ed Enrico Bergami Responsabile del Centro Assistenza Agricola della Cia Emilia-Romagna.

“La discussione sulla Pac che è stata avviata dal 2010” – ha precisato il Presidente Zambrini – “ha visto partecipi tutti i paesi della Comunità Europea e mira a rivedere i meccanismi che regolano la riforma, una riforma giunta alla sua quinta edizione in vent’anni a dimostrazione della complessità di affrontare le problematiche legate all’agricoltura.

La Cia di Imola ha ritenuto quindi importante informare i propri associati di quello che sarà l’esito di questa nuova politica agricola comunitaria a partire dal fatto che il territorio imolese è sempre rimasto escluso da questi benefici essendo a vocazione frutticola mentre, fino ad oggi, la Pac è sempre stata più rivolta alle produzioni cerealicole e alla zootecnia. Dal 2015 ci saranno dunque aiuti anche per la frutticoltura e l’orticoltura e cambia, quindi, completamente il meccanismo. Ci saranno meno soldi ma il Parlamento e il Consiglio Europeo decideranno insieme”.

Un lungo cammino negoziale quello della riforma, “non è la Pac che desideravamo” – sottolinea Pino Cornacchia – “ma è molto migliorata grazie all’azione delle organizzazioni professionali, della stessa Cia, di Agrinsieme e grazie anche al Parlamento Europeo. Oggi in Italia si tratta di prendere una serie di scelte applicative perché molte questioni fondamentali sono state delegate allo Stato membro ed è un’occasione importante per mettere l’agricoltura al centro della politica, per fare dei nuovi sette anni una politica agraria, utilizzando anche i finanziamenti della Pac, che possa ridare reddito agli agricoltori, produrre ricchezza e dare un contributo alla crescita del paese”.

La Pac è formata da tre grandi pilastri, i pagamenti diretti che sono quelli che gli agricoltori hanno per i beni pubblici che producono e questo è importante che ci siano e che siano dati agli agricoltori attivi, a quelli che svolgono un’attività agricola significativa poi c’è la componente dello sviluppo rurale che dà contributi e investimenti per chi vuole migliorare l’azienda, fare pratiche ambientali, ricerca e innovazione. C’è infine, un settore molto importante che è quello dell’aggregazione che favorisce la filiera perché noi dobbiamo programmare meglio le nostre produzioni per poter essere più competitivi e per poter applicare innovazione, esportare per essere più internazionali, per rispondere alle sfide della globalizzazione.

La Pac deve servire per dare un po’ di ossigeno alle imprese in un momento di grande crisi ma deve anche servire per ridare slancio a un settore che ha bisogno di innovazione per il futuro”.

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