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Uva Fogarina in cerca della Dop, presto l’avvio della richiesta

Luca Soliani

GUALTIERI (Reggio Emilia) – Custode ufficiale del vitigno di uva Fogarina. È il riconoscimento assegnato dalla Provincia ad Arianna Alberici, viticoltrice e vicepresidente di Cia Reggio Emilia, che con l’azienda agricola di famiglia sta portando avanti la valorizzazione di questa varietà rossa autoctona dell’Emilia, così definita per la sua capacità di mettere ‘fuoco e vigore’ a vitigni di meno carattere. Dopo anni di ingiusto oblio, il vitigno sta ora riscontrando sempre più successo e le istituzioni sono al lavoro per arrivare alla Dop.

Ma andiamo con ordine. Fino ai primi del Novecento, la Fogarina era molto diffusa nella Bassa reggiana rivierasca del Po. Basti pensare che nel 1927, sul periodico L’Italia Agricola un servizio di G. Toni specificava che era il vitigno più diffuso nella provincia di Reggio Emilia e che “nei comuni di Gualtieri, Boretto e Brescello, raggiunge l’80%”. Il Duo di Piàdena e Orietta Berti l’hanno resa famosa in tutto il mondo con la canzone ‘Teresina Imbriaguna’, il cui testo recitava ‘Oh com’è bella l’uva fogarina, oh com’è bello andarla a vendemmiar…’ che celebrava la festa di fine raccolto nelle campagne padane.

Nel secolo scorso, il vitigno subì un rapido declino. A causa del riordino legislativo, seguito all’istituzione delle denominazioni di origine, fu escluso dall’albo nazionale dei vigneti. Per decenni è stato quasi dimenticato. Ma ora c’è chi punta di nuovo forte sulla sua coltivazione.

“Fino a 15 anni fa, dell’uva Fogarina era rimasta solo la canzone – inizia a raccontare Arianna -. Poi, però, con mio cugino Giuseppe e mio padre Amilcare, nel 1998 abbiamo contattato l’istituto Zanelli che ci ha dato la piantina conservata nei loro archivi. Noi l’abbiamo ripiantata e abbiamo ridato vita a questo vitigno dalla storia affascinante. Una storia che passa anche da Antonio Ligabue che la beveva con polenta e alici”. L’azienda Alberici si estende su 12 ettari di vitigni coltivati tra Boretto e Gualtieri. E uno e mezzo è proprio di Fogarina. “Dal 2002 abbiamo iniziato a imbottigliare un lambrusco ancestrale che abbiamo chiamato ‘La fogarina’ – prosegue la vicepresidente di Cia Reggio Emilia –, siamo arrivati a produrne 5mila bottiglie all’anno che vanno letteralmente a ruba”.

Ma come è il Lambrusco ‘La fogarina’? Ha un colore “rosso rubino intenso con riflessi violacei, sapore deciso, molto ben strutturato. Si annuncia subito piacevolmente intenso al naso, avvina poi completamente il palato in modo morbido e asprigno al contempo, grazie ad una struttura pronta e a una frizzante e rustica acidità, seguita da tenue sapidità. Le caratteristiche di effervescenza e acidità naturali lo rendono particolarmente adatto con piatti succulenti della nostra tradizione culinaria come cappelletti, tortelli, cotechini e arrosti. Solo presso la nostra azienda è possibile trovare questo Lambrusco di Fogarina, in forme diverse si trova anche in altre cantine locali”. Una particolarità molto interessante di questo vino prodotto dall’azienda Alberici riguarda anche l’etichetta. “Quando nel 2002 nacque la nostra Fogarina, presentava una veste grafica molto diversa – racconta Arianna -. Nel 2004, però, per rendere omaggio a ‘sua nasità’, così era definito il grande enologo Luigi Veronelli scomparso proprio quell’anno, abbiamo pensato di dedicargli l’etichetta della nostra ‘La Fogarina’. La mano grafica è quella dell’artista, e amico gualtierese, Diego Rosa. L’immagine è liberamente ispirata alla frase che Veronelli aveva allegramente dedicato al nostro Lambrusco quando lo assaggiò in un’osteria della zona nel 2003: “Un vino da 4 bicchieri in riva al Po”. Ecco allora 4 bicchieri pieni di Lambrusco che salutano una barchetta, metafora dell’amico scomparso, che se ne va sul Po verso nuovi e sconosciuti lidi”.

E ‘nuovi ma conosciuti lidi’ aspettano anche l’uva Fogarina. A metà giugno si è, infatti, tenuto un importante incontro a Palazzo Bentivoglio di Gualtieri tra il sindaco Renzo Bergamini, l’assessore Marcello Stecco, l’assessore regionale Alessio Mammi e il capogruppo nella commissione agricoltura della Camera, Antonella Incerti. L’obiettivo fissato è stato quello di avviare l’iter verso una denominazione di origine protetta del prodotto. “Dopo lungo lavorio – conclude Arianna -, la Fogarina è oggi iscritta nell’Albo dei Vitigni ma dobbiamo unire le forze per arrivare a conquistare la Dop per quest’uva di antica e spiccata personalità. Questo è fondamentale per legarla ancora più indissolubilmente, al territorio e puntare con sempre maggiore forza, sulla sua piena valorizzazione”.

Arianna Alberici, Fogarina, uva

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