Raccolti a rischio: mancano 6,5 milioni di metri cubi d’acqua alla Diga Molato
Giuseppe Romagnoli
PIACENZA – Anche nel piacentino è allarme siccità e se non piove in modo costante con regolarità, per evitare dilavamenti, i raccolti sono in pericolo o, perlomeno, corrono il rischio di diminuire anche del 30%.
E si parla di prodotti di qualità come il pomodoro e l’aglio, ma anche dei raccolti che servono ad una zootecnia da latte di qualità, dal mais all’erba medica, perché questo significherebbe un ulteriore aggravio dei costi dopo quelli già rilevanti per energia e concimi.
È pur vero che oltre il 90% del pomodoro piacentino (in parte si comincia anche con il mais) è irrigato a goccia, ma la tecnologia può solo in parte parare le eventuali perdite.
Dunque in attesa di Giove pluvio nel piacentino, come si evince dai dati più recenti del Consorzio di bonifica, alla diga del Molato (Alta Val Tidone) è presente un volume di circa 1 milione di metri cubi (pari al 13,7% del volume autorizzato) a fronte di un volume medio di oltre 5 milioni di metri cubi presenti in diga negli ultimi dieci anni alla data odierna.
In diga mancano oltre 6,5 milioni di metri cubi al riempimento.
Alla diga di Mignano (Vernasca) è presente un volume di circa 7,3 milioni di metri cubi (pari al 75% del volume autorizzato) a fronte di un volume medio di oltre 7,9 milioni di metri cubi presenti in diga negli ultimi dieci anni alla data odierna. In diga mancano oltre 2,4 milioni di metri cubi al riempimento.
Ed il fiume Po continua ad avere una portata inferiore al minimo mensile e un livello idrometrico di -0,52 metri.
In pratica le portate medie giornaliere del fiume Po nella sezione di Piacenza e Cremona sono ancora prossime ai valori di “portata caratteristica di magra”, mentre risultano confrontabili con i valori di “portata di magra ordinaria” nelle sezioni di Boretto, Borgoforte e Pontelagoscuro.
L’indice standardizzato dei deflussi calcolato in quest’ultimo periodo identifica condizioni idrologiche di “siccità estrema” nelle sezioni di Piacenza e Pontelagoscuro cui corrisponde, per questo periodo dell’anno, una stima del tempo di ritorno superiore ai 50 anni; per le sezioni di Cremona, Boretto e Borgoforte sono state calcolate condizioni idrologiche di “siccità severa”, a cui corrisponde una stima del tempo di ritorno per questo periodo dell’anno compreso tra 20 e 30 anni.
Gli agricoltori stanno già iniziando la programmazione per la prossima campagna. C’è preoccupazione per l’irrigazione, perché le falde sono già molto basse, mentre l’acqua che scorre nei fiumi defluisce in Po. E sull’acqua che si sta immagazzinando in falda ora, si pagheranno i prelievi dai pozzi. “Eppure – sottolineano gli agricoltori – l’acqua che scorrerà via dai fiumi, poi, per defluire in ultima analisi in Po, sarà persa definitivamente. È la riprova che le dighe costerebbero e impatterebbero meno”.
Non a caso si chiede ormai da troppi anni un piano di stoccaggio idrico razionale, come razionale è la programmazione in campo per non mettere a rischio le produzioni, con il lavoro di centinaia di agricoltori e delle loro famiglie e le filiere agroalimentari dei trasformati a valle. Latte e pomodoro sono attività che hanno bisogno di acqua e senz’acqua non si produce nulla, tant’è che nel 2022 sono state sacrificate alcune produzioni non centrali.
Insomma l’acqua va trattenuta ed è stato ribadito anche al Ministro Francesco Lollobrigida intervenuto recentemente all’Università Cattolica di Piacenza per il Dies Academicus.
“In Italia – ha ricordato Lollobrigida – abbiamo una dispersione idrica enorme, arriva al 40% sul piano nazionale con punte anche del 50%, quindi ovviamente gli effetti del cambiamento climatico, al di là delle ragioni che lo producono, stanno incidendo in maniera devastante su alcuni settori, tra cui quello dell’agricoltura che usa il 53% dell’acqua disponibile ed è uno dei più colpiti.
Dobbiamo agire e lo stiamo facendo come Governo per riuscire a trovare rapidamente le modalità per spendere i più di otto miliardi a disposizione del settore per questo tipo di azioni.
Occorre agire sulla burocrazia e su un sistema che vede troppi livelli decisionali e quindi poca efficienza e questo lo potrà fare la cabina di regia presieduta dalla presidente Meloni e che vedrà i ministri coinvolti in termini osmotici per affrontare il tema dal punto di vista finanziario ma anche normativo.
Con una prospettiva di breve periodo per riuscire ad affrontare subito il fenomeno, ma poi in termini di medio-lungo periodo per agire in termini strategici perché è quello che va fatto dato che la situazione peggiorerà e non migliorerà di certo nei prossimi anni.
Bisogna difendere il prodotto italiano il cui valore aggiunto è la qualità del sistema produttivo e della trasformazione. Ci stiamo difendendo in Europa ma dobbiamo anche avere la capacità di promuoverlo sempre di più spiegando agli altri abitanti del pianeta perché una cosa costa di più, che cosa c’è dietro”.