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“La Flavescenza dorata distruggerà i vigneti: intervengano le istituzioni. Servono indennizzi per gli espianti”

flavescenza dorata

Se nel Novecento la viticoltura era stata quasi azzerata dalla fillossera, una malattia che distrusse buona parte del patrimonio viticolo, ora la minaccia viene da un’altra patologia, la Flavescenza dorata, che nel modenese sta ‘mietendo’ migliaia di piante.

A segnalarlo con preoccupazione è Alberto Notari, viticoltore e presidente di Cia Agricoltori Italiani Emilia Centro, l’associazione agricola che abbraccia le province di Modena e Bologna.

“Siamo probabilmente di fronte ad un problema paragonabile, per gravità, a quello che a partire dalla metà del 1800 ebbe come conseguenza la necessità di ricostruire completamente il patrimonio viticolo europeo – afferma con preoccupazione Notari-. Oggi l’incubo dei viticoltori è la Flavescenza dorata, patologia generata da un fitoplasma che viene trasmesso da un insetto vettore, lo Scaphoideus titanus”.  

Questa malattia è conosciuta dai viticoltori emiliano romagnoli da più di 20 anni e dopo una prima fase emergenziale , in cui vennero estirpate intere superfici, anche grazie al contributo della Regione Emilia Romagna- venne messa a punto una strategia di difesa abbastanza efficace.  

“Purtroppo – dice ancora Notari- in vent’anni il mutamento climatico, l’adattamento dell’insetto che trasmette la patologia, le nuove tipologie di impianto, l’aumento delle dimensioni aziendali e la riduzione dei mezzi tecnici per contenere l’insetto vettore ha acutizzato il problema.”

Probabilmente, a detta dei tecnici, l’attenzione sulla patologia va tenuta alta perchè già dai primi anni di impianto gli agricoltori segnalano numerosi casi di viti infette, ancor piu dopo l’uscita di scena dall’ Europa di alcuni principi attivi, “senza prima aver trovato alternative“, sottolinea Notari. “L’unica arma che rimane agli agricoltori è asportare completamente la pianta malata dal vigneto”.

Cia, già dall’anno scorso, in seguito alle segnalazioni degli associati, ha iniziato un’opera di sensibilizzazione verso gli agricoltori. “Riconoscere in tempo la patologia permette di evitare la diffusione su tutto il territorio della malattia -spiega ancora il presidente te Cia- operazione che continua anche grazie al servizio del Consorzio Fitosanitario che ha portato a conoscenza delle istituzioni regionali la gravità della situazione, sollecitando l’assessorato all’Agricoltura a sostenere uno dei pilastri dell’agroalimentare regionale e del made in Italy.
Auspichiamo quindi nella ricerca e nelle nuove opportunità offerte dalla genetica per risolvere il grave problema, ma anche in indennizzi per i gravosi espianti. La presenza di flavescenza dorata è insostenibile e per evitare il diffondersi in tutta la Penisola le istituzioni, anche nazionali, devono farsi carico del problema perché la sopravvivenza del settore è legata alla rapidità di intervento in campo, intervento molto oneroso senza il quale l’intera filiera è a rischio. Oneri – conclude Notari – che l’agricoltura da sola non può sostenere”.

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