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Crisi climatica e limitazioni della PAC: continua la protesta

“C’è un malcontento generale nei confronti delle politiche dell’Unione europea portate avanti contro gli agricoltori, non insieme a loro”. Lo afferma Stefano Francia, presidente di Cia-Agricoltori dell’Emilia – Romagna nel commentare la protesta dei produttori che sono scesi nelle strade d’Europa e d’Italia.

“La crisi climatica sta falcidiando le nostre produzioni e ora l’Ue vuole ridurre del 62% i fitofarmaci, senza darci nessuna alternativa – continua Francia – lasciando nelle ‘brache di tela‘ la quasi totalità degli imprenditori agricoli che sono in seria difficoltà a contenere patologie vegetali, con drastiche riduzioni delle produzioni, accentuate da un cambiamento climatico che non dà tregua e determina un pesante calo delle produzioni e della redditività. In questo contesto va eliminato subito il vincolo di non coltivare il 4% delle superfici perché avrà come unica conseguenza l’aumento della dipendenza del continente dalle importazioni di cibo. Allo stesso modo, l’applicazione indistinta dell’obbligo di rotazione rischia di mettere in ginocchio la zootecnia che rappresenta un virtuoso esempio di economia circolare. Non va dimenticato che se il mondo agricolo muore, anche l’ambiente viene penalizzato. Le nostre iniziative, che sono iniziate a Roma lo scorso 26 ottobre, non si fermeranno fino a quando non otterremo risultati tangibili – conclude il presidente di Cia – perché l’ultima annata è stata drammatica: nessuna filiera ha coperto i costi di produzione e la Pac, Politica agricola comunitaria, ha defalcato i contributi alle aziende agricole.”

Una crisi profonda che arriva, dunque, dalle decisioni prese a livello europea alla quale si aggiungono i problemi a livello italiano e regionale, come spiega il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Stefano Calderoni.

“Gli agricoltori ferraresi hanno scelto di unirsi alla protesta che sta dilagando in tutta Europa e dare un messaggio concreto anche sul territorio, ricevendo la solidarietà e la vicinanza non solo degli amministratori locali ma anche delle persone. Credo che l’opinione pubblica stia finalmente comprendendo che ciò che succede agli agricoltori e alle nostre produzioni riguarda anche loro come consumatori, che hanno il diritto di mangiare cibo sano, proveniente dai nostri campi e non da migliaia di chilometri di distanza. Noi continueremo a supportare le iniziative a livello regionale e nazionale, andando nuovamente a protestare per ottenere ciò che è giusto ed equo: politiche comunitarie e italiane che non affossino il settore agricolo ma lo considerino il motore dell’economia e della tutela ambientale. Voglio sottolineare – continua Calderoni – che le politiche della Pac remano contro produttività e reddito e anche la proposta di revisione al 4% inviata proprio in queste ore è irricevibile, perché di fatto reintroduce il greening ed è sempre terreno sottratto alla produzione. Ma i problemi ci sono anche a livello nazionale perché manca ancora il Piano Assicurativo Agricolo 2024, che deve dare indicazioni sulle modalità e sui tempi per assicurare le nostre colture. Si tratta di uno strumento fondamentale perché le assicurazioni sono l’unico modo per contrastare i danni provocati dai cambiamenti climatici e gli agricoltori devono poter assicurare in tempi brevi le produzioni. Il rischio, altrimenti, è di affrontare l’incertezza climatica a mani nude, mettendo nuovamente a rischio intere filiere produttive e con esse un indotto che ha un impatto economico e sociale importantissimo per il territorio.”

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