Per affrontare la crisi che sta investendo il settore cerealicolo italiano, occorre puntare su smart farming e nuovi modelli relazionali, perché portare innovazione nel comparto può contribuire a scardinare rigidità radicate lungo tutta la filiera, dal rapporto con i fornitori al contatto con il consumatore finale. Prima, serve, però, appropriarsi di una vera mappatura delle tecnologie in match più consapevole, con le esigenze di grandi e piccole aziende. A sostenerlo, è Agia, l’associazione dei giovani imprenditori agricoli di Cia, a quasi un anno di ricerca e analisi sul tema insieme con il Politecnico di Milano e oggi riunita all’Istituto Alcide Cervi di Gattatico – nell’Emilia Romagna seconda regione d’Italia per produzione di cereali (circa 260mila ettari coltivati) – per fare il punto con il convegno “Innovare la cerealicoltura italiana. Lo smart farming dei giovani imprenditori agricoli”.
Preoccupano, infatti, le condizioni in cui versa il comparto, segnato dai cambiamenti climatici e stretto tra rese basse e prezzi in calo. Ad essere minata è l’Italia leader nelle produzioni specializzate, prima tra tutte quella di grano duro che nel 2019 viaggia su poco più di 4 milioni di tonnellate (-2,3% sul 2018) con un calo di superfici del 6,5% per 1,2 milioni di ettari impiegati. Crescono del 9% i volumi del grano tenero ma, non risparmiato dal clima anomalo, ha perso qualità. In positivo la produzione del mais, si stima per il 2019 un +2,9% se confermati i circa 6,4 milioni di tonnellate, ma sono diminuite le superfici e i prezzi, sono più bassi del 2,4% rispetto al 2018.
Il climate change, i cui effetti sono evidenti sul prodotto finale, poco c’entra, però, con le difficoltà a evolvere proprie del sistema che governa il settore cerealicolo italiano. Di fatto, l’offerta è frammentata, così come la coesione tra produttori che perdono potere contrattuale.
Di qui in avanti, secondo il gruppo di lavoro promosso da Agia-Cia, a fare la differenza non sarà, infatti, la dimensione aziendale, ma la capacità nell’individuare le scelte di innovazione più adeguate alle fasi del processo, strategiche e funzionali ai volumi dell’impresa. Più smart farming, alleanze con terzisti o stoccatori e sviluppo di protocolli per le grandi imprese. E, quindi, focus su decision support system (DSS), agricoltura di precisione e food integrity tracking. Tipicità, integrazione tra trasformazione e distribuzione, rapporto più diretto con il consumatore al centro, invece, del business di imprese più piccole. Dovranno confrontarsi con tracciatura e valorizzazione di partnership che riconoscano ruolo chiave a territorialità e salubrità, puntando su sostenibilità e narrazione del prodotto.
Cristiano Fini, presidente Cia Emilia-Romagna, ha aperto il convegno facendo il punto della situazione del settore, “tra climate change, sostenibilità ambientale, ricerca e innovazione. Gli agricoltori devono essere i protagonisti del sistema e dei cambiamenti: sono certo che i giovani hanno i mezzi e le conoscenze per vincere questa cruciale sfida”.
Valeria Villani, presidente Agia-Cia Emilia-Romagna, ha iniziato i suoi interventi dai numeri dell’Osservatorio Smart AgriFood, realizzato congiuntamente da Politecnico di Milano e Università di Brescia. “Il valore globale dell’agricoltura 4.0 nel 2018 ha raggiunto 7 miliardi di dollari (il doppio rispetto all’anno precedente), di cui il 30% generato in Europa – ha sottolineato -. Da notare che la crescita è ancora più rapida in Italia, dove il mercato ha raggiunto un valore compreso tra i 370 e i 430 milioni di euro (+270% in un solo anno), pari a circa il 5% di quello globale e il 18% di quello europeo”. L’Italia è poi “il primo Paese in Europa per numero di giovani in agricoltura, con 57.621 imprese nel 2018 guidate da under 35, in aumento del 4,1% rispetto all’anno precedente”. Villani ha quindi approfondito il tema delle “innovazioni tecnologiche e del digitale nella intera filiera: hanno innescato forti cambiamenti. Tutto il settore è coinvolto”. Ha poi illustrato alla folta platea la propria esperienza di imprenditrice che ha deciso di investire per l’azienda “nei sistemi satellitari: i risultati sono stati molto soddisfacenti. Abbiamo raggiunto l’ottimizzazione dello sfruttamento dei mezzi tecnici, la diminuzione dei costi, l’aumento di produttività e un minore impatto ambientale”. Ha concluso: “Il segreto è proseguire con gli investimenti per migliorare efficienza ed efficacia delle produzioni. E così faremo anche nella mia azienda. Perché siamo consapevoli che non ci si può fermare. L’evoluzione digitale nel nostro settore è un processo complesso – tanti sono ancora i punti deboli e dunque migliorabili – ma assolutamente indispensabile e inarrestabile. Un processo che garantirà benefici ai quali nessun imprenditore potrà rinunciare, pena l’uscita dal mercato”.
“Per la cerealicoltura italiana è tempo di cambiare passo e innovare nei processi come nelle strategie. Ha detto Stefano Francia, presidente nazionale di Agia-Cia, precisando come la volontà di un evento nella Casa dei Fratelli Cervi voglia ricordarne proprio la grande modernità in campo agricolo. “Il digitale, -ha poi precisato- ha, in tal senso, innescato forti cambiamenti nelle aziende. Serve per questo, una maggiore sinergia tra imprenditori, istituzioni e consumatori, alleanze di sistema sostenute da piani di sviluppo del settore più coraggiosi. Per questo -ha concluso Francia- è opportuno che si investa in conoscenza delle tecnologie, in ricerca e sperimentazione. Che si aiutino le imprese nell’integrazione di nuove forme contrattuali e innovazioni di processo, sostenute da adeguati strumenti di credito per il rischio d’impresa”.
La parlamentare Antonella Incerti – XIII Commissione Agricoltura, Camera dei Deputati – che è intervenuta sottolineando prospettive e problematiche del settore alla luce delle irrinunciabili innovazioni che proiettano l’agricoltura verso il futuro.
Antenore Cervi, presidente Cia Reggio Emilia, ha concluso il convegno analizzando la situazione attuale e rimarcando “la grande capacità innovativa dei giovani, attuatori di una vera e propria rivoluzione tecnologica, oltre che di processo e di servizio, dell’agricoltura. Questa è linfa vitale per il futuro dell’intero settore”.
Tra gli intervenuti al convegno: Aproniano Tassinari, presidente nazionale UNCAI; Alessandro Squeri, presidente Giovani Federalimentare; Marco Pirani, presidente PROGEO; Simone Agostinelli, Sustainable Farming Professional Barilla Spa; Marco Bergami, membro comitato prezzi Borsa merci di Bologna; Marco Bettiol, Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali Università di Padova; Pietro Torresan, docente a contratto al Politecnico Milano; Luca Trivellato, vicepresidente nazionale Agia-Cia; Carmelo Allegra, presidente Agia-Cia Sicilia e Giuseppe Mecca, presidente Agia-Cia Basilicata.