Campagna cerealicola zoppicante, debacle per il grano duro, incertezze nel tenero

Bergami (Cia Bologna): “occorre sostenere prezzi e produzione per competere sui mercati e tenere alto il brand ‘made in Italy’
Gli attacchi fungini sul frumento, causati dalle piogge intense di maggio, sono responsabili di una campagna cerealicola zoppicante, sul piano produttivo e qualitativo.
A farne le spese soprattutto il grano duro che oltre a perdere in qualità sconta produzioni inferiori anche del 50%. Va meglio per il grano tenero che in quanto a proteine ha evidenziato buone performace, anche in quantità.
Nomi come fusarium o grano volpato (cioè colpito da volpe o carie del grano, ndr), sono patologie quest’anno molto diffuse che rendono in molti casi inutilizzabili le farine per la produzione di pasta. Il ‘volpato’, infatti conferisce un colore giallastro alla farina, caratteristica merceologica che l’industria non ritira poiché conferisce la stessa sfumatura alla pasta. Va un po’ meglio per il frumento tenero, cereale prodotto nei territorio bolognese.
“Da Parma a Ravenna i frumenti presentano caratteristiche merceologiche buone – afferma il presidente di Cia-Agricoltori Italiani di Bologna, Marco Bergami, cerealicoltore – Bologna poi ha una lunga tradizione granaria. In queste aree tutti riconoscono che i grani sono di qualità superiore – sottolinea – ma per tutelare le filiere cerealicole ‘made in Italy’ occorre tuttavia sostenere maggiormente la produzione perché se non c’è prodotto nazionale il ‘brand Italia’ perde valore. In questa direzione la borsa merci di Bologna è un punto di riferimento per l’Europa e nel mondo – dice Bergami – quindi le produzioni locali vanno salvaguardate: ma gli agricoltori fanno fatica a produrre con prezzi bassi e scarsamente remunerativi”.
Riguardo al frumento che presenta il volpato, la percentuale non deve superare il 6%, soglia oltre la quale i pastifici non ritirano il prodotto, per via della colorazione.“Oltre ai problemi di natura merceologica – conclude Bergami – sul ‘tenero’ la competizione è alta perchè i Paesi dell’est europeo esportano a prezzi estremamente concorrenziali”.