Basili: “Agriturismi fondamentali per non perdere la nostra identità”
Cristian Calestani
PARMA – “In un mondo in cui la cucina è spesso moda e spettacolo, come ci mostrano ogni giorno tv e social network, è fondamentale che l’agriturismo non perda la propria identità, ossia l’essere una realtà che porta in tavola ciò che produce con la propria azienda agricola”.
Parte dalle fondamenta dell’essere agriturismo il presidente di Cia Parma Simone Basili nel proporre la sua riflessione su un mondo, quello agrituristico, in grande espansione negli ultimi anni. Basili, 37 anni e da una decina di mesi presidente di Cia Parma, dal 2010 guida l’agriturismo Viantiqua – fino a 75 coperti e due camere doppie a Fornio di Fidenza – insieme alla mamma Gabriella. Ha deciso di puntare sulla posizione strategica di Fidenza: a metà strada tra Milano e Bologna, vicino all’A15 Parma-La Spezia e all’Outlet Fidenza Village. A 3 km di distanza dall’agriturismo c’è l’azienda agricola con l’allevamento bovino e suinicolo per la produzione della carne che viene poi consumata in agriturismo.
“Noi operatori del settore agrituristico – sottolinea – dobbiamo curare attentamente la nostra identità. Non sarebbe giusto e corretto cercare di competere con un ristorante, strutturato in maniera completamente diversa da un agriturismo. Dobbiamo distinguerci per le nostre ricchezze, che sono quelle di poter offrire al cliente un piatto che deriva da ciò che noi coltiviamo ed alleviamo in azienda. Il prodotto deve essere la nostra carta d’identità. Per numeri e struttura dobbiamo privilegiare la preparazione e la cura di pochi piatti, cucinati ad esempio con la nostra carne o il nostro parmigiano, raccontandone la storia e le modalità di produzione al cliente, trasmettendo la filosofia che c’è alla base della nostra attività. Da noi ciò che va in tavola è strettamente legato all’azienda agricola che affianca l’agriturismo.
Poi sta al singolo operatore cercare di distinguersi, rivisitando o personalizzando i vari piatti, puntando anche su menu a tema incentrati sulla specialità allevata o coltivata in azienda. In questa fase dell’anno, ad esempio, c’è chi può proporre un menu incentrato sulla zucca. Può essere limitante in termini di offerta al cliente, ma rende bene l’idea di agriturismo che punta sul proprio prodotto”.
Guardando al futuro e alla realtà locale emiliana per Basili potrebbe essere positivo muoversi per cercare di creare una sorta di consorzio di agriturismi che permetta, in determinati contesti, di promuovere congiuntamente le peculiarità del settore. “Al contrario del mondo della ristorazione, per il quale è anche più facile fare aggregazione visti numeri certamente maggiori rispetto all’agriturismo – aggiunge Basili – nel nostro comparto si potrebbero incentivare momenti di incontro e confronto tra operatori che potrebbero essere sfruttati per ottenere maggiore visibilità. In quest’ottica si potrebbero promuovere cene o attività da svolgere nei nostri spazi verdi o a contatto con i nostri animali con finalità sociali e benefiche, sposando pienamente il concetto dell’agricoltura sociale”.
Il mondo agrituristico, per farsi conoscere, deve poi aprirsi sempre di più ai social.
“La miglior forma di promozione della propria attività è, innanzitutto – sostiene Basili – lavorare bene. Fondamentale è il passaparola, ma ormai non si può più prescindere dal rapportarsi con i social network. Essere presenti su piattaforme come Facebook ed Instagram diventa importante per farsi conoscere e mostrare i propri piatti”.
Vantaggi al settore – in termini di rispetto e miglioramento dei regolamenti in vigore per gli agriturismi, nonché di valorizzazione dell’intero comparto – potrebbero derivare anche dal nuovo assetto del ministero delle Politiche agricole, al quale è stata demandata la funzione del turismo, nel segno proprio di un binomio agricoltura-turismo che trova nell’agriturismo una delle sue espressioni più emblematiche.