ROMAGNA

COMUNICATI STAMPA ROMAGNA

CIA Rimini oggi alla protesta a Bologna

Un migliaio di agricoltori sfilano contro lo stallo istituzionale 

5/5/2016 – La delegazione degli agricoltori riminesi di CIA Rimini, guidata dal presidente provinciale Lorenzo Falcioni, ha preso parte questa mattina alla manifestazione organizzata a Bologna da Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura e Copagri per chiedere al Governo e all’Unione europea di dare risposte a vecchie e irrisolte problematiche.

Erano un migliaio gli operatori da tutto il nord Italia che hanno sfilato al grido di “Siamo stanchi di farci spennare come polli” con bandiere, striscioni e trattori, per protestare contro un’asfissiante burocrazia, un’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) inefficiente che genera lunghi ritardi nei pagamenti e costi di produzione insostenibili, prezzi dei prodotti agricoli in caduta libera. Per non dimenticare le incognite dell’embargo russo e le vendite sottocosto, gli investimenti bloccati e le innovazioni tecnologiche al palo, la necessità di una reale tutela del made in Italy, la cementificazione del suolo, l’abbandono delle aree rurali e il crescente problema dei danni alle colture provocati dalla fauna selvatica.

Alle istituzioni è stato consegnato un “documento-piattaforma” di proposte chiare e concrete a sostegno del settore. “Senza politiche urgenti e misure efficaci e puntuali rischiamo situazioni fallimentari per le aziende agricole – osservano le associazioni agricole -. Occorre innanzitutto modificare la Pacnella riforma di medio periodo e ripensarne radicalmente il futuro:accrescere i pagamenti accoppiati ai settori in crisi, ripensare il greening, semplificare radicalmente gli strumenti di gestione del rischio, anche a tutela del crollo dei prezzi. Poi, bisogna favorire un’economia contrattuale più equa e trasparente e lanciare immediatamente non solo le azioni del Psr, ma anche gli interventi nazionali come il piano latte e quello olivicolo. Bisogna affrettare l’approvazione del “Collegato agricolo” con i necessari provvedimenti sulla semplificazione burocratica e riformare radicalmente il sistema Agea e degli altri enti pagatori, superando i ritardi inaccettabili e la totale incertezza sui valori e sui tempi dei pagamenti futuri. Occorre anche emanare al più presto una legislazione e una programmazione a difesa del suolo per ridurre il suo consumo e assicurare stabilità idrogeologica, salvaguardando e valorizzando il ruolo delle imprese agricole. Infine è importante applicare idonee misure di salvaguardia nonché il principio di reciprocità negli scambi commerciali con i paesi terzi, per evitare di importare materiali infetti e soprattutto per bloccare l’import di alimenti prodotti con fitofarmaci vietati in Italia e in Europa”.
 
Alcuni dati 

Dal 2000 ad oggi hanno chiuso in Italia oltre 310 mila imprese del settore primario.

I prezzi all’origine delle produzioni agricole nazionali stanno registrando i minimi storici. Alcuni esempi: le arance sono pagate agli agricoltori il 40% in meno di un anno fa, ovvero 18 centesimi al chilo contro i 2 euro al supermercato, con un rincaro che dal campo alla tavola tocca il 1111%; mele 60 centesimi al chilo all’origine e 2 euro al consumo (rincaro +333%);pere 88 centesimi all’origine e 2 euro e 20 al consumo (rincaro + 250%);kiwi75 centesimi all’origine (-25% in un anno) e 2 euro e 50 al consumo (rincaro + 333%). Nella filiera tra i listini all’origine e quelli al consumo, in media per ogni euro speso dal consumatore finale solo 15 centesimi vanno nelle tasche del contadino. Un agricoltore, per pagarsi il biglietto del cinema, deve vendere 30 chili di melanzane che oggi “valgono” 26 centesimi al kg (-61% in un anno), mentre al consumatore vengono proposte a 1,90 euro con un ricarico del 731%. 

Ogni azienda è costretta a produrre ogni anno 4 chilometri di materiale cartaceo per rispondere agli obblighi burocratici, “bruciando” oltre 100 giornate di lavoro. 
L’embargo russo alle nostre produzioni agricole è costato finora 355 milioni di euro, con esportazioni “made in Italy” dimezzate in quasi due anni. 
Il consumo di suolo agricolo negli ultimi decenni è cresciuto dal 3% al 7,3% erodendo 56 ettari di terra al giorno, convertiti in cemento.

 

Guarda il servizio del TGR Emilia Romagna al minuto 08′:42”

 

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